IL LAGO MAGGIORE E LE VALLI OSSOLANE

Il lago Maggiore e le sue valli sono uno scrigno di tesori incastonati nell’estremo nord del Piemonte, al confine con la Svizzera.
Numerose sono le valli che confluiscono prima nella piana ossolana e poi in questo stupendo lago. Eccole qui brevemente descritte:


Domodossola - la città del mercato

“Domodossola: la città del mercato”

Se l’Ossola è un ventaglio di valli, il suo fulcro è la conca di DOMODOSSOLA, la familiare Domo, punto di convergenza di strade internazionali con il suo animato mercato del sabato, cuore pulsante della regione, come la definisce Mortarotti. La città si adagia sul conoide di deiezione del torrente Bogna, che si allarga tra Caddo e il monte Calvario. Il Sacro monte Calvario è uno dei Sacri Monti del Piemonte inseriti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dall’UNESCO.

Il bacino di Domodossola è comunque ben più ampio: dove la pianura cede alla montagna sorgono a corona gli abitati di Preglia, Crevoladossola, Montecrestese, Masera e Trontano.
L’antica Oscella dei Leponzi, poi Domus Oscellae, fù, sino a meno di due secoli orsono, un piccolo borgo che non superava i mille abitanti. A partire dal 1805, con l’apertura della grande strada Napoleonica, la città cominciò a debordare oltre le mura: uno sviluppo che si acuì dopo l’arrivo della ferrovia da Novara nel 1888 e ancor più con l’entrata in funzione del tunnel del Sempione nel 1906.
Con la ferrovia internazionale presero corpo i traffici e l’industria, con la conseguente lievitazione urbanistica e demografica: oggi Domodossola conta 15.000 abitanti. Centro nevralgico è la Piazza Mercato, caratteristica con i suoi portici quattrocenteschi a sostegno di belle case padronali del XV e XVI secolo.

A breve distanza è presente la collegiata dedicata ai santi Gervasio e Protasio, rifatta nel XV e nel XVIII secolo su un edificio romanico di cui rimane il portale in legno molto lavorato.
Anche la chiesa di San Francesco era di origine romanica, ma oggi non esiste più, sostituita da un palazzo con lo stesso nome, sede della fondazione Galletti; museo che vanta più di una curiosità: l’automobile con la targa numero 1 della provincia di Novara, la diligenza e la slitta del Sempione che furono in servizio fino al 1905, la sala dedicata al grande traforo, parti dell’aeroplano di Geo Chavez, che fu il primo trasvolatore delle Alpi nei primi del ‘900.
Rinascimentale è il palazzo Silva, monumento nazionale, edificato a partire dal 1519 dal condottiero Paolo Della Silva, nobile al servizio di Francesco I.
Ospita begli arredi in grandi sale gentilizie, opere scultoree lignee, stemmi in marmo di Crevoladossola, una raccolta archeologica, quadri dal ‘500 al ‘700, costumi ossolani, armature: insomma, un’ampia documentazione della storia di questa regione molto ricca di storia.

Macugnaga - la perla del Monterosa

“Valle Anzasca e Macugnaga: la perla del Monterosa”

‘Visione eroica, la parete est del MONTEROSA ha suscitato commenti romantici e anche un’po’ retorici, non solo nei viaggiatori nei secoli passati. In effetti non ha eguali nelle Alpi, per altezza e grandezza: 2600m. di ghiacciai verticali per quasi 4 km di lunghezza; un angolo di Himalaya sulla porta di casa.
Tanto imponente e grandioso a Macugnaga, da diventare il simbolo e l’attrazione maggiore, già dalla statale del Sempione, tra il ponte della Masone e Pallanzeno, il Monterosa lascia intravedere la corona delle sue 4 sorelle chiuse dal verde proscenico anzaschino; ecco da sinistra la Gnifetti 4559m., la Zumstein 4563m., la Dofour 4634m. e la Nordend 4609m.
Ma la vista da Piedimulera è soltanto un assaggio: lungo i 29 km della valle gli scorci si ampliano a Pontegrande, a Vanzone e al Croppo fino all’apogeo di Macugnaga dove il binomio tra il paese e la sua grande montagna è davvero indissolubile.

MACUGNAGA è la stazione turistica più importante e attrezzata della valle Anzasca.
La natura è stata generosa, ma l’uomo ha saputo conservare nella loro integrità originale gli elementi paesaggistici. Un soggiorno ideale per tutte le stagioni con alberghi, pensioni, ristoranti tipici, centri sportivi e palestre di roccia. Tuttavia le palestre più affascinanti sono i sentieri, i ghiacciai e soprattutto le pareti stesse del Monterosa, con le storie delle sue mitiche conquiste.
Tra la decina di rifugi i più frequentati sono il rifugio Zamboni-Zappa a 2070m., ai piedi della parete est del Monterosa e la capanna Eugenio Sella a quota 3029m., ambedue custoditi nel periodo estivo. Due le funivie e altrettante le seggiovie. Le prime portano da Macugnaga-Staffa ai 2800m del passo del Moro, un imponente balcone sul Monterosa e sul la sua catena, al confine con la Saastal svizzera. Al passo è situato il rifugio e ristorante Gaspare Oberto-Maroli, appena ristrutturato e di nuova gestione. Le seggiovie salgono invece da Macugnaga-Pecetto a sfiorare i 2000 metri del Belvedere, davanti ai sinuosi ghiacciai che introducono nel mondo dei 4000 metri.

Per la lunga stagione sciistica invernale-primaverile una decina di skilift e 40 km di piste soddisfano tutti i gusti. Ci sono due scuole di sci con le pratiche delle attività affini e la possibilità di discese fuori pista, anelli di fondo e una bella pista di ghiaccio per pattinare.
Cultura, divertimento, relax e sport sotto lo sguardo bonario della grande montagna. Due musei walser, Staffa e Borca, ordinati in vecchie case in legno, consentono un approccio diretto con le tradizioni e le peculiarità del passato, che rivivono anche nelle manifestazioni folcloristiche.

Parco Naturale dell'Alta Valle Antrona

“Il Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona”

ANTRONAPIANA con il suo territorio si espande a ventaglio nella parte superiore della valle Antrona che, a sua volta, dirama da quella principale dell’Ossola, seguendo il percorso del fiume Ovesca.
La valle Antrona è tra le più belle e incontaminate della val d’Ossola. Questa situazione diventa oggi un punto di forza in quanto permette, a chi la frequenta, di entrare in un mondo in cui l’armonia tra uomo e natura mantiene un equilibrio antico.
L’assenza di glacialismo e una buona rete di sentieri segnalati permettono la pratica di un escursionismo d’alta quota su montagne quanto mai ricche d’acqua e di avventura.

È un mondo di grandi spazi, dominato da ripide pareti rocciose e da grandi laghi naturali ed artificiali. Campliccioli, Camposecco, Cingino e la diga dei Cavalli a Cheggio, sono gli invasi idroelettrici presenti in valle. Non sono montagne famose, ma hanno una loro identità forte, definita dalla severità dei luoghi e dalla vastità dei pascoli alti.

Da Antronapiana una carrozzabile asfaltata porta in 7 km a CHEGGIO (1500m.) un tempo un grosso alpeggio, oggi meta di passeggiate durante tutto l’anno in quanto la strada rimane aperta anche d’inverno per la pratica dello sci.
Da Cheggio si può arrivare in auto fin presso lo sbarramento della diga dei Cavalli, sopra citata, alla cui sinistra s’inoltra il sentiero che in 2 ore conduce al celebre rifugio Andolla.

L’elevato grado di naturalità del territorio e la sua definizione come area marginale interessata da intensi processi di spopolamento propongono la valle Antrona come un nodo di primaria rilevanza in una logica di rete ecologica sia con le vicine aree protette italiane (Parco Naturale Regionale Veglia e Devero e Parco Nazionale Valgrande), sia con quelle svizzere contigue (Riserva Naturale della Laggintal e sito naturalistico di torbiere alte al Simplonpass/Hopschusee).
La recente istituzione del Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona, su una superfice di 8500 ettari, ha permesso la creazione di una nuova area wilderness tra le valli Ossolane.

Tornati sulla strada principale, da Antronapiana si può raggiungere l’omonimo lago a 1073m.: meta di alto valore turistico e di attrattive ambientali adatte a soddisfare i bisogni di tutta la famiglia.

Val Bognanco - la valle delle 100 Cascate

“Val Bognanco: la valle della 100 Cascate”

LA VAL BOGNANCO è la valle di Domodossola perché si apre verde e riposante immediatamente alle spalle del capoluogo ossolano. Sull’ampio conoide del torrente Bogna che la percorre sorge la città, ai margini della vasta piana su cui convergono a raggera le altre valli ossolane.
La val Bognanco è, per la sua posizione geografica, una valle anomala in val d’Ossola in quanto non appoggia la sua testata direttamente nelle Alpi Pennine ma è incassata tra le catene secondarie che scendono da esse e che la separano a sud dalla valle Antrona, a est dalla val Vaira in Svizzera e a nord dalla val Divedro.

Numerosi torrenti confluiscono nel Bogna dai valloni circostanti creando, in prossimità dei salti rocciosi, innumerevoli cascate, tanto che la valle è stata definita con verso poetico “il paese delle cento cascate”. La morfologia della valle presenta un’evidente asimmetria che vede il versante destro breve e dirupato, mentre quello sinistro è sproporzionalmente vasto e modellato in dolci ripiani. Tutti i 21 laghetti presenti nella valle, alcuni dei quali piccolissimi, sono adagiati negli anfiteatri morenici che si ripetono con regolarità su questo versante e che sono stati disegnati da un glacialismo non comune.

Fino agli anni ’20 i centri abitati erano così raggruppati: Monteossolano, Bognanco fuori e Bognanco dentro, dove sorgevano le terme di Bognanco e sgorgava la famosa acqua depurativa Ausonia. Attualmente esiste un solo comune, Bognanco, mentre i villaggi allo sbocco sono diventati frazioni di Domodossola.

La valle oggi offre un terreno ideale per l’escursionismo: nessuna delle sue montagne tocca i 3000m., non vi sono ghiacciai e nevai permanenti. L’ambiente è costituito da una fitta rete di sentieri che attraversano ambienti dolci e riposanti con una miriade di laghetti alpini tra fitti boschi e spazi aperti con pascoli ancora ben curati.

Val Divedro - una valle lunga una Storia

“Val Divedro: una valle lunga una storia”

Si entra in VAL DIVERDO da Crevoladossola, dove il torrente Diveria sbocca nella piana del Toce in corrispondenza del grande ponte napoleonico costruito sulle rovine del precedente del XV secolo. In Crevoladossola si può visitare la cinquecentesca chiesa dei santi Pietro e Paolo, con le splendide vetrate, oppure soffermarsi alle cave di marmo che alimentarono il duomo di Pavia e quello di Monza, nonché la basilica di sant’Ambrogio a Milano.

La valle è selvaggia e non presenta particolari attrattive fino a Varzo, luogo di villeggiatura di grandi tradizioni e punto di diramazione della strada per San Domenico, località di sport invernali e a sua volta base di partenza per l’Alpe Veglia. Attualmente gli impianti di risalita dell’alpe Ciamporino sono i più nuovi ed innovativi della provincia del Verbano Cusio Ossola.
La grande chiesa di San Giorgio, romanica nelle origini e rimaneggiata successivamente, si trova alla sommità di una lunga scalinata: appare all’improvviso, se si sbuca da uno degli strettissimi vicoli che formano il reticolato del piccolo nucleo storico.

La strada (la statale n°.33) prosegue verso la frontiera lasciandosi sulla destra Trasquera. A 17 km da Domodossola si trova Iselle, punto d’imbarco per le auto sui treni-navetta attraverso il famoso traforo del Sempione.
A Paglino vi è la dogana italiana e a Gondo la dogana elvetica.

Proseguendo, s’incontra l’abitato di Gabi (in tedesco Gstein): è un grazioso centro dominato dalla Weissmiess 4023m.: la montagna dà il nome a una locanda dove tutto parla di Napoleone e della strada per Milano che realizzò.
Il generale sostò qui, secondo la tradizione, il 27maggio 1807: se siete nati il 27 maggio non mancate la sorpresa che vi attende alla locanda Weissmiess.
Salendo ancora ecco Simplon Dorf, a 1480m., con una bellissima ed appartata piazzetta con una zampillante fontana al cospetto dei 4000 del Sempione.

In prossimità del valico, sulla sinistra e in basso appare il vecchio ospizio, annunciato dalla torre Stockalper, mentre sulla sommità del passo sorge il nuovo ospizio, iniziato da Napoleone e completato nel 1831. Al di qua il bacino del Po’, al di là il bacino del Rodano; da una parte le Alpi Pennine, dall’altra le Lepontine, secondo la scolastica suddivisione coinciderebbe proprio al Passo del Sempione.

Alpe Veglia - i pascoli del cielo

“Alpe Veglia: i pascoli del cielo”

VEGLIA, alla testata della val Cairasca, è un’ampia conca di origine glaciale circondata da una catena di monti che costituiscono il lembo occidentale delle Alpi Lepontine. Sono montagne belle e severe che si distribuiscono ad una quota superiore ai 3000m.; le loro creste di collegamento segnano il confine con la Svizzera. La regione è dominata dal Monte Leone alto 3553m.: immenso ed onnipresente, la più alta vetta delle Alpi Lepontine.

L’unica apertura della conca di Veglia è a sud-est con la splendida forra del Croppallo che l’acqua del torrente Cairasca ha scavato incidendo i calcescisti facilmente erodibili. È una bastionata di roccia che separa Veglia dalla piana di Nembro, 400 metri più in basso. Una strada sterrata percorribile solo da fuoristrada la risale sulla destra e costituisce l’unico accesso a Veglia.
Tuttavia è transitabile solo d’estate perché il pericolo valanghe impedisce qualsiasi accesso invernale. Per questo, Veglia, è un angolo di mondo che la natura stessa ha saputo difendere concedendolo alla gioia degli uomini per pochi mesi all’anno. Per gli altri mesi è neve e silenzio.

Le difficili condizioni ambientali e l’accesso impervio hanno sempre limitato l’insediamento umano al periodo estivo. Il pascolo è l’elemento dominante del paesaggio dell’Alpe Veglia.
I gruppi di casolari di Cianciavero, Aione, Ponte, Isola, Cornù, Pian Stalaregno e La Balma, armonicamente inseriti nell’ambiente, sono nuclei abitativi tutti alla stessa quota altimetrica con il fronte delle baite che guardano il centro della piana. La grigia pietra locale è il materiale costruttivo dominante per cui le baite e le stalle si confondono con i massi erratici e le grandi pareti delle montagne circostanti. Questo è il segreto dell’integrità naturale dell’Alpe Veglia: la perfetta armonia di uomo e natura, un mondo di equilibrio altrove scomparso che la gente di montagna ha costruito e conservato fino a noi.

L’elevato grado di naturalità del territorio e la sua definizione come area marginale interessata da intensi processi di spopolamento propongono la valle Antrona come un nodo di primaria rilevanza in una logica di rete ecologica sia con le vicine aree protette italiane (ParcoNaturale Regionale Veglia e Devero e Parco Nazionale Valgrande), sia con quelle svizzere contigue (Riserva Naturale della Laggintal e sito naturalistico di torbiere alte al Simplonpass/Hopschusee). La recente istituzione del Parco Naturale dell’Alta Valle Antrona, su una superfice di 8500 ettari, ha permesso la creazione di una nuova area wilderness tra le valliOssolane.

Il Traforo del Sempione

“Il Traforo del Sempione nel ‘900”

Il costo dell’impresa toccò gli 80.000.000 di franchi svizzeri dell’epoca.
Un intero paese, chiamato Balmalonesca, sorse per ospitare i seimila lavoratori: una doppia fila di casette di legno lungo la via principale, con il sarto, il barbiere, numerose osterie e una chiesetta dedicata a Santa Barbara patrona dei minatori. Dopo l’apertura del traforo, Balmalonesca fu abbandonata e in seguito distrutta dalle alluvioni del fiume Diveria.

Il cantiere, avviato sugli opposti versanti nell’estate 1898, realizzò due gallerie affiancate lunghe oltre 19 km, raccordate fra di loro da gallerie di servizio.
La manodopera era prevalentemente italiana: operai esperti, alcuni dei quali veterani dei trafori del Cenisio e del San Gottardo, sotto la direzione degli ingegneri tedeschi Brandt e Brandau.
I lavori della prima galleria furono portati a compimento il 24 febbraio 1905. L’inaugurazione si tenne il 19 maggio 1906, alla presenza di Re Vittorio Emanuele III e del Presidente della Confederazione Svizzera Ludwig Forrer.

Il 1° giugno 1906 entrò in esercizio lungo la nuova linea del Sempione: il Simplon Orient Express, leggendario treno dei regnanti e degli avventurieri, dell’alta società del tempo che viveva la sua “belle epoque” prima che sull’orizzonte lampeggiassero le luci sinistre della grande guerra.
Come cent’anni prima, ai tempi delle prime diligenze postali, il Sempione e l’Ossola videro passare il grande traffico dei viaggiatori che attraversavano l’Europa, da Parigi a Venezia e da Londra a Instanbul.

Antigorio e i pascoli dei pastori Walser

“Antigorio e i pascoli dei pastori Walser”

LA VALLE ANTIGORIO in pratica è il proseguimento della val d’Ossola verso la val Formazza. Due sono gli elementi caratteristici che si possono incontrare in questa valle: gli orridi di Uriezzo e gli alpeggi di Salecchio.

Nella valle tra Premia e Crego il millenario defluire del fiume Toce ha scavato profondamente la roccia viva, dando origine a profonde forre.
L’orrido più curioso è quello di Uriezzo.
Esso è formato da una serie sinuosa e bizzarra di quattro grandiose marmitte di origine fluvio-glaciale su una linea di 150 metri. La prima misura circa 5 metri di diametro e 12 metri di profondità, la seconda 4 e 16, la terza 8 e 16, mentre la quarta di forma ovale ha l’asse maggiore di 30 metri, il minore di 12 metri e l’altezza pure di 12 metri. Una scala in ferro facilita il collegamento tra le ultime due.

Tornando sulla strada principale della valle e proseguendo verso nord arriviamo al bivio che conduce a Salecchio.
Invisibile dal fondovalle, sopra lo zoccolo roccioso troviamo Salecchio suddiviso in due piccoli nuclei: Salecchio Inferiore e Salecchio Superiore in cui secoli orsono, viveva, in completa autonomia, una comunità walser.
“Non è che un’alpe sopra un’alta montagna” ecco come veniva sinteticamente descritto questo minuscolo comune, autonomo per sette secoli e aggregato a Premia solo alla fine degli anni ’20. D’inverno il paese rimane disabitato, ma alla prima domenica di febbraio si festeggia la Candelora (ultimamente si festeggia più tardi dopo qualche settimana) con processione, musica e festa. Molto bella la traversata da Salecchio Superiore a Cà Francioli e agli alpeggi di Vova, da dove si può scender al Chioso e qundi tornare sulla strada statale del fondovalle.

Alpe Devero - l'alpe fiorita

“Alpe Devero: l’alpe fiorita”

L’ALTOPIANO DI DEVERO, di formazione glaciale, è indubbiamente una delle più pittoresche località dell’Ossola. Si tratta di un’ampia prateria cosparsa di villette e baite alpine cui fanno corona cascatelle e boschi di conifere e pinnacoli eccelsi dominati dal Monte Cervandone che raggiunge i 3211m. di quota. D’inverno è una delle località più frequentate dell’Ossola da sciatori e ciaspolatori.
Vi sono campetti di neve facili per principianti e discese ardite per esperti, anelli per la pratica dello sci di fondo e percorsi per l’attività dello sci-alpinismo.

Da Baceno, per dirigersi a Devero si prende a sinistra; la strada è fiancheggiata dalle cappellette di un’antica via Crucis. Si raggiunge Croveo dove, sul piccolo sagrato, un monumento raffigura don Amedeo Ruscetta, il prete-viperaio.
Parroco del paese per oltre mezzo secolo che ha insegnato l’arte pericolosa di catturare le vipere vive. I rettili venivano poi inviati agli istituiti sieroterapici italiani ed esteri.

Dopo Croveo la valle si restringe e, passati i resti di una torre quattrocentesca, strategico sbarramento contro le calate delle truppe vallesane, si sale a Goglio. Proseguendo sulla destra per la carrozzabile in un quarto d’ora si giunge a Devero. L’Alpe Devero, a quota 1635m., o “alpe fiorita”, è il luogo più magico della valle Antigorio.
Le mete consigliate sono: la frazione di Crampiolo con l’attiguo bacino per la produzione di energia elettrica di Codelago, alle cui spalle si erge la Punta Arbola; il lago delle streghe, la selvaggia val deserta, il lago Nero.

Di notevole rilevanza sono le classiche traversate Devero-Formazza, Devero-Veglia e Devero-Binn in vallese. I sentieri sono ben collaudati e attrezzati e sono presenti ottimi punti d’appoggio durante queste traversate che, in genere, richiedono due giorni di cammino. Che la zona fosse molto frequentata è confermata dal ritrovamento, sulla via del passo Marani, di un pugnale dell’età del bronzo appartenuto forse ad un cercatore di cristalli.

Val Formazza - la regina delle Alpi

“Val Formazza: la regina delle Alpi”

La valle di Pomatt, nome walser di FORMAZZA, venne visitata alla fine del ‘700 da Orazio Benedetto de Saussure, il “padre dell’alpinismo”.
La storia del paese è fatta di relazioni assai intense con le valli vicine, soprattutto con il Goms vallesano.

A Ponte, la casa Forte del 1569, trasformata in museo etnografico, in passato ha assolto i compiti più svariati: sede dell’assemblea comunale, deposito merci, prigione e tribunale.
L’attrattiva maggiore della Val Formazza è la celebre cascata del fiume Toce, ritenuta da parecchi “la più bella e imponente d’Europa”: misura 143 metri d’altezza, mentre la larghezza varia da 26 metri al vertice, a 60 alla base.

Formazza è considerata uno dei luoghi d’origine dello sci di fondo italiano, da quando nel marzo del 1909 tre svizzeri di Airolo scesero con dei particolari legni dal Passo San Giacomo, tra l’incredulità della gente. Il falegname Guido Matli fabbricò subito alcune paia di sci e il parroco don Rocco Beltrame fondò con Antonio Della Vedova lo sci club Formazza.

Sopra la cascata si apre un secondo altopiano che termina nella conca di Riale. Siamo a 1740m. in un luogo incantevole, specialmente con la fioritura d’inizio estate.
Qui la strada si biforca: a sinistra, asfaltata, raggiunge la diga di Morasco; punto di partenza per i rifugi Città di Busto, Somma Lombardo, Mores, Claudio e Bruno e 3A. A destra una strada non asfaltata porta al rifugio Maria Luisa, alla diga del Toggia e al Passo San Giacomo, e quindi in val Bedretto in Svizzera. La regione è dominata dal Monte Basodino, al confine con l’Alta Valmaggia.

Val Vigezzo - la valle dei Pittori e degli Spazzacamini

“La val Vigezzo: la valle dei pittori e degli spazzacamini”

LA VIGEZZO è una valle che vive di turismo e frontalierato, vanta un’emigrazione geniale che nei secoli ha prodotto invenzioni importanti e benessere di ritorno. La valle racconta la leggenda degli spazzacamini e una tradizione di grandi artisti (nel secolo scorso esistevano in valle ben 7 scuole di pittura).

Rispetto alle altri valli dell’Ossola la valle Vigezzo ha un aspetto originale: non si presenta come un solco incassato e profondo, ma ha il suo centro si trova in un arioso altopiano a poco più di 800 metri di quota, verdeggiante con le tonalità intense dei boschi e quelle più morbide dei pascoli, che sfumano in alto nelle policromie addolcite delle rocce.
Questa è la tavolozza vigezzina, che un indovinato slogan indica come la “valle dei pittori”. La valle gode anche di un’agevole apertura geografica verso il Canton Ticino, al quale è collegata dalla strada statale e dalla famosa ferrovia Domodossola-Locarno. Una seconda apertura si schiude verso la valle Cannobina.

Una caratteristica indubbiamente originale è data dai due torrenti che solcano la valle, curiosamente chiamati con lo stesso nome: Melezzo, pur scendendo negli opposti displuvi: verso Domodossola il Melezzo Occidentale, verso la Svizzera quello orientale. La dotazione turistico-ricettiva costituita da alberghi, pensioni, appartamenti, campeggi, ristoranti, un’ovovia con impianti di risalita di sci alla Piana e piste per lo sci di fondo nel fondovalle, è in grado di soddisfare in modo ottimale le esigenze di una vacanza di media montagna per tutta la famiglia.

La val Vigezzo inizia presso Masera. L’altopiano centrale della valle raccoglie i centri più importanti con le sedi comunali di Druogno, Santa Maria Maggiore, Toceno, Craveggia, Malesco,Villette e Re. Da ammirare i giganteschi castagni e le faggete secolari: una sorta di famiglia patriarcale della vegetazione vigezzina.
Re, a 710m., s’identifica con il santuario della Madonna del Sangue, un richiamo religioso che viene da lontano, quando nel 1494, dalla fronte ferita della Vergine sgorgò del sangue. Il quadretto del miracolo è conservato nella grande basilica. Priva di cime prettamente alpinistiche, la Val Vigezzo offre numerose ed interessanti escursioni fruibili da un vasto numero di appassionati. Una buona rete di sentieri, segnalati e ben curati, permette di unire al piacere della camminata in ambienti aperti e grandiosi l’avventura della scoperta di tradizioni e insediamenti antichissimi.

La Valgrande e l'area wilderness più grande d'Italia

“La Valgrande e l’area wilderness più grande d’Italia”

IL PARCO NAZIONALE VALGRANDE, istituito nel 1992, è il secondo parco nazionale del Piemonte (dopo quello storico del Gran paradiso) e tutela l’area selvaggia più grande delle Alpi.
Una “wilderness di ritorno” dove da quarant’anni l’uomo non opera e non interviene sugli equilibri ecologici. È una valle accessibile solo attraverso valichi raggiungibili dopo qualche ora di cammino, circondata da montagne non alte: la vetta maggiore è il monte Togano 2301m. Dopo secoli d’intenso sfruttamento da parte di boscaioli, carbonai e alpigiani, il silenzio è tornato nella valle e la natura ha ripreso liberamente il suo corso, riappropriandosi del territorio.

Una buona rete sentieristica segnalata permette di percorrere le grandi faggete che ricoprono la valle, regno dell’aquila e del camoscio. I centri-visita tematici del Parco offrono informazioni e permettono una conoscenza preventiva dell’ambiente. Negli anni ’90 il parco ha allestito 13 sentieri natura: brevi itinerari adatti a tutti, dotati di pannelli illustrativi sulla storia e la natura della Valgrande, forniti da pratiche guide didattiche.

Le uscite si svolgono nei boschi e attorno ai villaggi rurali come a: Trontano, Santa Maria Maggiore, in bassa Valgrande, in val Pogallo, all’Alpe Prà, al pizzo Faiè, a Premosello, Vogogna e a Pian Cavallone. Un facile cammino alla scoperta dell’area selvaggia più grande delle Alpi e d’Italia.

La traversata della Valgrande, dalla Val Loana in Vigezzo a Colloro a Premosello, è l’escursione più completa e famosa del Parco Nazionale: i sentieri sono evidenti e ben segnalati, passerelle di legno permettono di traversare agevolmente i torrenti e bivacchi accoglienti per il pernottamento sono presenti lungo tutto il percorso.

Durante la traversata si sfiora la riserva integrale del Pedum, la prima istituita nelle Alpi: quasi mille ettari di territorio in cui la natura segue liberamente la sua evoluzione. Tutti questi aspetti rendono la Valgrande un grande polo di attrazione per gli amanti della natura incontaminata: i sentieri sono sempre molto frequentati durante tutto l’anno.

Ci sarebbe ancora moltissimo da dire su queste valli forse poco conosciute, ma davvero intrise di storie e luoghi da lasciare incantati per la rara bellezza.

Parete Est Cervino - Lato Svizzero

TOUR DEL CERVINO E TOUR DEL MONTE ROSA

Sono due grandi trekking in quota attorno al Monterosa e al Cervino.
Natura intatta, mille emozioni da assaporare in una regione popolata dai Walser.
Un percorso che emana una particolare fragranza di essenze e profumi.
Questi grandi tour presentano versatilità, la semplicità della gastronomia locale, la ricchezza della flora e della fauna e l’unicità del patrimonio culturale, storico e architettonico.
Per saperne di più contattami o visita questo siti: www.tourducervin.ch e www.tmr-matterhorn.ch

Il Monviso salendo verso il Colle delle Traversette

TOUR DEL MONVISO

Il primo Giro di Viso documentato fu effettuato dall’inglese David Forbes con una guida locale il 1° Luglio 1839.
Nel XX secolo il Giro di Viso divenne una “classica” dell’escursionismo; già noto agli escursionisti italiani negli anni ’60 fu reso popolare dagli escursionisti francesi a partire dagli anni ’70.
L’anello di più tappe attorno al Monviso rappresenta uno dei più spettacolari trekking d’alta quota d’Europa offrendo scorci panoramici sui diversi profili del “Re di Pietra” e l’esperienza di una natura, protetta da due parchi naturali dove gli ambienti cambiano di continuo.
S’incontrano lungo il cammino le ardite pareti rocciose del massiccio meridionale, i laghetti cristallini dai riflessi verde-azzurro del Vallone delle Giargiatte, i contorti pini cembri del bosco dell’Allevé e gli splendidi specchi d’acqua dell’alta Valle Po.
Degni di nota anche il panoramico “Sentiero del Postino”, lo storico Buco di Viso, i vasti spazi del Queyras e l’eccezionale belvedere della cima Losetta.
E’ possibile percorrere il Gran Tour del Monviso partendo da una delle valli italiane: Valle Po, Valle Varaita, o Valle Pellice oppure dalla val del Guil in Francia.
L’anello completo può richiedere da due fino ad un massimo di sei giorni.
Avendo 4 o 5 giorni a disposizione, diventa molto interessante effettuare l’anello completo che include anche l’alta val Pellice, passando per la splendida e bucolica Conca del Prà e il rifugio Barbara Lowrie. Per saperne di più contattami.

Il Monte Bianco dal lato italiano di Courmayeur

TOUR DEL MONTE BIANCO

Il Giro del Monte Bianco (in francese Tour du Mont-Blanc) è un percorso escursionistico intorno al massiccio del Monte Bianco di circa 170 km tra Italia (Valle d'Aosta), Francia (Alta Savoia e Savoia) e Svizzera (Vallese).
Per saperne di più contattami o visita il sito www.autourdumontblanc.com

Cortina d'Ampezzo - Dolomiti UNESCO

DOLOMITI UNESCO

Le Dolomiti occupano il settore orientale della catena delle Alpi, interamente in territorio italiano delle Province di Bolzano, Trento, Belluno, Pordenone e Udine.
Le due caratteristiche principali che accomunano questi monti sono la morfologia ardita (guglie, pinnacoli) e soprattutto la composizione mineralogica: sono infatti in parte costituiti da dolomia (carbonato doppio di calcio e magnesio).
Le Dolomiti sono geologicamente delimitate a nord dalla Faglia della Pusteria e a ovest dalla Linea delle Giudicarie, che separa la catena Adamello-Cevedale-Ortles dal Gruppo di Brenta, che sorge a ovest del solco dell’Adige.
L’intera regione è quindi compresa tra la val Pusteria a nord, il solco del Piave a ovest (con l’appendice delle Dolomiti d’Oltrepiave e Friulane), la Val Belluna percorsa dal Piave e Val Cismòn a sud, e il solco dell’Isarco e dell’Adige a est (con l’appendice del Gruppo del Brenta).

I Gruppi montuosi protetti dall’UNESCO sono 9:
1. Pelmo, Cernèra, Croda da Lago, Formìn
2. Marmolada, Vernèl
3. Dolomiti Centrali: Pale di San Martino, Focobòn, Pale di San Lucano, Agnèr, Civetta-Moiazza, Tàmer-San Sebastiano, Spiz di Mezzodì-Prampèr, Talvena-Pelf, Schiara, Monti del Sole, Vette Feltrine.
4. Dolomiti Friulane e d’Oltrepiave
5. Dolomiti Settentrionali: Dolomiti del Boite, di Ampezzo, Cadini di Misurina, Tre Cime di Lavaredo, Popèra-Dolomiti di Sesto, Fànes-Sennes-Braies, Cunturines
6. Pùez-Odle, Sass Rigàis, Sassòngher
7. Catinaccio, Scìliar, Vàjolet, Làtemar
8. Rio delle Foglie/Bletterbach
9. Dolomiti di Brenta

Panarea e sullo sfondo lo Stromboli - ISOLE EOLIE

LE ISOLE EOLIE: LE FIGLIE DEL FUOCO

Le sette sorelle: Filicudi, Alicudi, Panarea, Salina, Lipari, Vulcano e Stromboli, dai colori sempre forti e accesi in tutte le ore del giorno e della notte, diversissime tra loro, ma accomunate da una bellezza travolgente che fa innamorare chiunque le visiti.
Eolo dio dei venti fissò qui la sua dimora. Appartengono tutte ad un unico complesso vulcanico. Lipari e Vulcano hanno molti materiali da eruzione come la pomice.
Queste isole si sono formate probabilmente a forti colate laviche che hanno raggiunto e superato il livello del mare.
E’ stupendo analizzare e soffermarsi a guardare la configurazione morfologica del fondale marino nell’arcipelago delle Eolie.
Tutte le escursioni su queste isole appagano con panorami molto suggestivi.
Per saperne i più riguardo i programmi di visita a questo arcipelago vulcanico pazzesco non esitare a contattarmi.

Tutti questi luoghi descritti finora sono la “punta dell’iceberg” di una serie di proposte d’infinita fantasia grazie alla bellezza delle montagne italiane e delle Alpi in generale.
Sorprese, scoperte e avventure sono in programma anche tra le assolate terre Liguri e della Costa Azzurra oltre che intorno agli altri grandi massicci delle Alpi come il Gran Paradiso, l’Ortles e il Bernina, il 4000 più “orientale” delle Alpi.
Dai monti al mare all’isola d’Elba oppure lungo la costiera Amalfitana fino ai monti Nebrodi al cospetto dell’Etna! Anche le proposte di trekking al mare racchiudono moltissimi altri luoghi stupendi da visitare e conoscere.